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Lui & Lei

Tu fumi? (1 parte)


di Membro VIP di Annunci69.it Guitch
16.07.2023    |    3.328    |    1 9.7
""La centratura in noi non dovrebbe mai mancare: anche in mezzo a questo caos, bisogna provare a ricordarsi sempre della propria direzione, e di cosa ci nutriamo umanamente"..."
"Che confusione, è impossibile lavorare!" penso, abituato a vendere nella mia realtà di Bologna, dove sì ci sono tante persone, ma senza tutto quello stress e premura che si percepisce qui, coi bergamaschi, ahimè chiusi e diffidenti, che mi sfrecciano sotto al naso.
"Il centro commerciale è proprio caotico, da mattina a sera, figuriamoci oggi che è venerdì!" Ma in fondo sono io che ho accettato questa trasferta lavorativa: hotel 4 stelle per una settimana, con spa e palestra, e serate libere. Come rinunciare?!?
Questo pensiero in questi giorni mi ha rincuorato ciclicamente.
È una bella esperienza, unica, piacevole, perché mi permette di conoscere persone nuove.
E mentre sono assorto in questi pensieri, in questo caldo pomeriggio di saldi, mi si avvicina una coppia sui 60, a spasso a fare shopping, con un bellissimo Golden che mi cerca per coccole.
"Cos'è quell'affare che vendete??"
Mi dissero con una voce tremula e insicura, che mi fece percepire i loro dubbi, ma anche una velata diffidenza.
"Un dispositivo elettronico per fumatori, signore. Ma se lei non ha mai fumato, non è certo il caso che inizi ora, non trova?!?" dissi sorridente.
Appena risposto, li sento borbottare in dialetto stretto: logicamente non serve la traduzione...
Diciamo che ho capito che non gli interessava il nostro prodotto.
Una ragazza, a due metri di distanza, assiste a questa scenetta.
A me, che devo approcciare le persone per proporre ciò che vendiamo, mi piace fare battute, sdrammatizzare, intrattenere, alle volte anche semplicemente per donare un sorriso alla gente.
Dove sta scritto che bisogna "disturbare" la gente solo per lavoro?
Beh, insomma, sento lei che esplode in una risata genuina, di quelle improvvise che non riesci a trattenere.
Immediatamente però, dato il luogo pubblico, si ricompone.
"Tu fumi?" le dissi.
"Ma tu sei uno che si diverte, non sei assatanato di vendite" rispose, rivelandomi quel suo sorriso smagliante; divertita, imbarazzata, ma incuriosita da me.
"Vengo da Bologna, percepisco purtroppo molta chiusura qui; quindi cerco di portare semplicemente un po' di leggerezza e apertura, il nostro essere socievoli ed accoglienti".
"Ne avremmo tutti un po' bisogno, siamo sempre diffidenti e fatichiamo a goderci la vita".
Capii che lei sarebbe stata una persona con la quale dialogare a un livello più profondo, potenzialmente da ammirare ed ascoltare nei pensieri che avesse avuto piacere di condividere.
"La centratura in noi non dovrebbe mai mancare: anche in mezzo a questo caos, bisogna provare a ricordarsi sempre della propria direzione, e di cosa ci nutriamo umanamente".
"Hai una mente evoluta, se riesci a parlare di questi concetti con questo autocontrollo che hai, in mezzo a questa frenesia".
È vero, in quel momento la guardavo fisso negli occhi, e mentre scambiavamo queste veloci battute, mi sono sentito come isolato dentro una bolla, col cuore che batteva forte, e tutto l'intorno come se fosse inesistente.
Lei, Erika, era vestita abbastanza sciatta, comoda, con jeans aderenti, maglietta, e sneakers. Ma i suoi occhi mi stavano stregando, solo per il fatto che fossero a sua volta incollati ai miei.
"Ti va di bere un caffè?" le dissi.
"Si volentieri, ho finito di lavorare e voglio rilassarmi un po' ora."
Mi sono preso una pausa da lavoro, con lei, e ci siamo seduti a dei tavolini di un bar poco più in là. Mi racconta che è impegnata tutte le mattine al mercato, ormai da tempo, e che quindi anche lei ha a che fare con le persone.
"Faccio fatica a trovare persone che abbiano una certa profondità di pensieri, mi piace questo tuo aspetto".
Così mi disse, sorseggiando una tisana bollente.
Ma i suoi occhi parlavano: le piacevo, si capiva, anche fisicamente.
Abbiamo parlato per un quarto d'ora, avvicinandoci reciprocamente.
Ci siamo presi la mano, ci cercavamo, guardandoci, scrutandoci, con curiosità reciproca.
Io dovevo tornare a lavorare, non potevo stare ancora lì.
"Mi piacerebbe stare a parlare ancora con te: se ti va vorrei invitarti da me fra un'ora in hotel dove sto, che finisco il turno".
"Ma cosa mi stai chiedendo??" mi dice imbarazzata.
Ma la vedevo combattuta: c'era una parte di lei che avrebbe voluto proseguire immediatamente; un'altra invece, autogiudicante, che la frenava nell'accettare questo appuntamento, al buio, con uno sconosciuto.
A me piaceva: sobria, ma con quello sguardo che ti lascia traspirare in profondità una sessualità sviluppata, ma celata nella quotidianità.
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